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In Sardegna un archivio vivente custodisce e rigenera la biodiversità

  • Acciaro e Parodi
  • 19 set
  • Tempo di lettura: 2 min

Nasce La Casa dei Semi, che mette al centro saggezza contadina ed esperienza, contro brevetti e monoculture.


Scambio semi a Ghilarza
Photocredit: Scambio semi a Ghilarza, foto della Casa dei Semi

Ogni seme è molto più di un piccolo granello: è memoria, promessa, resistenza. E come tale va custodito. È da questa convinzione che nasce, nel 2016, la Casa dei Semi, un archivio vivente che non si limita a conservare ma rigenera varietà antiche, spesso dimenticate, per restituire biodiversità e futuro ai territori. 


Il progetto, portato avanti dai cittadini volontari della piccola frazione di Domusnovas Canales, in provincia di Oristano, è guidato da Maurizio Fadda, agricoltore e ricercatore autodidatta. L’obiettivo comune è salvare semi antichi e insieme le conoscenze che custodiscono, tramandate di generazione in generazione. 

«Abbiamo scelto un luogo a rischio spopolamento, convinti che l’agricoltura biologica possa offrire nuove possibilità ai piccoli centri rurali», ha spiegato Fadda in un’intervista. «Non volevamo una banca dei semi. Le banche sono chiuse, custodiscono ma non condividono. Noi volevamo una casa, un luogo aperto, dove i semi potessero entrare, uscire, rientrare, essere scambiati e raccontati».


La Casa custodisce queste sementi in un archivio che è anche laboratorio e punto di incontro. La collezione è varia: ortaggi, piante selvatiche utili all’agricoltura ecologica, qualche frutto, ma la chiave è che ogni pianta sia utile e culturalmente significativa per quel territorio. Non si tratta solo di conservare: ogni anno agricoltori, appassionati, studiosi si ritrovano per scambiarsi semi in maniera libera a reciproca. Non si “compra”, non si vende: si coltiva, si moltiplica e si restituisce una parte.

L’archivio si arricchisce facendo, grazie a esperimenti sul campo, collaborazioni, tentativi. Ogni seme coltivato è un contributo alla biodiversità.


Semi

Questa visione contrasta con l’agricoltura industriale dominante, basata su semi brevettati, su uniformità genetica, su dipendenza da chimica e da regole globali. Ogni giorno La Casa lavora per quella che si definisce sovranità alimentare, ovvero il diritto di scegliere cosa seminare, come coltivare, e avere il controllo sul percorso che dal seme arriva al pane. È una sfida anche politica: ridare valore locale al cibo, fare in modo che le scelte nei campi riflettano la salute del suolo, delle persone e dell’ambiente.

Ogni piccolo granello conta: quando anche un solo seme torna nella rete, torna arricchito dal clima, dal suolo, dall’esperienza, e rende l’intera comunità più forte.


La Casa dei Semi non è semplice nostalgia, ma è costruire qualcosa di nuovo partendo da conoscenze contadine, dai ritmi della terra, da mani sporche e semi che germogliano.

 
 
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