Il programma, promosso dal piccolo paese sardo di Ollolai, cerca di attrarre lavoratori provenienti da tutto il mondo offrendo affitto gratuito e partecipazione alla vita cittadina.
Lavorare da remoto, si sa, è prassi sempre più comune; con un computer portatile e un po’ di flessibilità, infatti, molte professioni possono essere svolte anche lontano dall’ufficio, in Paesi se non addirittura continenti diversi da quello di provenienza.
In linea con questa tendenza, anche il piccolo paese sardo di Ollolai si è proposto al mondo come una meta per digital nomads, i professionisti che lavorano da remoto. E lo fa con una proposta accattivante: offrendo un alloggio in affitto gratuito.
Il comune di Ollolai ha infatti messo a disposizione gratuitamente alcune delle sue case ad oggi sfitte. E ad appena un anno dalla presentazione del progetto Work from Ollolai, sono arrivate ben 18 mila richieste da tutto il mondo per lavorare in smart working dal paese situato nel centro della Sardegna.
La prima ad aver aderito al programma è stata Clarese Partis, una software designer di 39 anni di Los Angeles, atterrata tra le colline sarde e i tetti in terracotta per fuggire qualche mese alla vita frenetica di città. “Non è un luogo turistico ma uno circondato dalla natura, dall'aria fresca, dalle montagne, da spiagge bellissime - racconta Partis - dove ho potuto trovare sollievo, pace e uno stile di vita più lento”.
Situato proprio nel cuore della Sardegna, Ollolai è un mondo a parte rispetto alle coste affollate della Regione ed è riuscito nel tempo a mantenere viva la sua autenticità e le sue tradizioni. Ed è proprio questo su cui punta il piccolo paese: condividere la storia e la vita locale, offrendo come alloggi casa precedentemente vissute da contadini e pastori e ora dotate di un ufficio e di una connessione Internet ad alta velocità. I digital nomads ospitati sono poi invitati a feste ed eventi di paese, oltre a dover offrire, in cambio della loro permanenza, un piccolo contributo sulle loro conoscenze o professioni. “Non si tratta di una vacanza gratuita”, ha dichiarato Veronica Matta, responsabile dell'associazione culturale locale Sa Mata.
“I lavoratori devono avere una comprovata esperienza come nomadi digitali e lasciare un lavoro concreto alla fine del loro soggiorno, che sia una conferenza, un saggio, una ricerca o un documentario”. Il tutto, in un’ottica di arricchimento culturale del paese e del professionista stesso, in uno scambio continuo di conoscenze ed esperienze.
Il programma “Work from Ollolai” ha come ulteriore intento quello di trasformare la località in un hub per nomadi digitali e di far rivivere il piccolo paese sardo, che ha visto una forte decrescita della popolazione, passata da 2.250 a 1.300 persone negli ultimi 100 anni. ''Non si pensa certo di risolvere problemi gravi come quello dello spopolamento - ha dichiarato il sindaco Francesco Columbu - ma è un modo per abbattere barriere, portare in comunità conoscenze ed esperienze diverse e far conoscere il territorio''.
Un progetto, quindi, che non è solo un'opportunità per i digital nomads di sperimentare uno stile di vita unico, ma rappresenta anche una speranza per Ollolai di rivitalizzare la sua comunità attraverso lo scambio di competenze e il coinvolgimento attivo nella vita locale. Insomma, tutti benvenuti in Sardegna, tutti benvenuti a Ollolai!
Credit: La mia Sardegna
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