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Verso un nuovo domani: Alghero inaugura la prima ferrovia a idrogeno della Sardegna

  • Acciaro e Parodi
  • 18 lug
  • Tempo di lettura: 2 min

Ad Alghero nasce una tratta ferroviaria alimentata a idrogeno verde: mobilità sostenibile e risparmio ambientale, ma anche dubbi e critiche. 


ferrovia a idrogeno Sardegna
Photocredit: Il Sole 24 ore

Sono poco più di sei i chilometri che servono per unire la città di Alghero con il suo aeroporto. Sei chilometri progettati, per la prima volta in Sardegna, secondo una logica sostenibile, attraverso convogli alimentati a idrogeno verde. Un progetto ambizioso, che punta non solo a migliorare la mobilità nel nord-ovest dell’isola, ma anche a tracciare una svolta verso un sistema di trasporto a zero emissioni. 


Il progetto, sostenuto da 237,7 milioni di euro provenienti da fondi PNRR, risorse regionali e investimenti per lo sviluppo e la coesione, è una delle prime infrastrutture italiane in cui la produzione di idrogeno verde avviene nello stesso luogo in cui viene utilizzato, rendendo il collegamento tra città e aeroporto ancora più sostenibile.



Il cuore energetico del progetto sarà un impianto fotovoltaico da 3,95 MWp che alimenterà un elettrolizzatore capace di produrre fino a 1.500 kg di idrogeno verde al giorno, quantità sufficiente a far viaggiare i treni senza ricorrere a combustibili fossili. 

Le prime tappe dell’iter sono già state superate: il via libera ministeriale è arrivato nel 2023, seguito da una Conferenza di Servizi che ha acceso anche alcuni riflettori critici. I treni destinati alla linea sono attesi entro la fine del 2026: lunghi 50 metri, capaci di trasportare fino a 170 passeggeri, potranno viaggiare a una velocità massima di 100 km/h⁴. 


Il risparmio ambientale potenziale è significativo: si evitano le emissioni dirette, si riduce l’inquinamento acustico e si alleggerisce la pressione sul traffico su gomma. Il costo dell’idrogeno verde rimane superiore rispetto ad altre soluzioni, ma secondo diverse analisi può risultare più efficiente se si considerano la minore manutenzione dei treni, la durata nel tempo e la sostenibilità complessiva del sistema. 


Non mancano però le voci contrarie. I sindacati dei trasporti hanno parlato di costi sproporzionati e di una tecnologia che rischia di essere più ideologica che efficace. Alcuni comitati locali hanno definito il progetto “un’invasione calata dall’alto”, chiedendo alternative come il miglioramento dell’attuale linea Sassari–Alghero. Anche da parte di esponenti politici locali è emerso il timore che l’opera possa rivelarsi più simbolica che funzionale. 


Eppure, nonostante tutto, quello che si apre è un orizzonte nuovo: una Sardegna che si interroga concretamente sul proprio ruolo nella transizione energetica reale. Un tentativo che, tra criticità e timori, proietta l’isola tra le realtà più innovative del Paese.

 
 
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