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Come ogni anno, la Sardegna brucia

La Sardegna continua a essere devastata dagli incendi, estate dopo estate. Serve un impegno collettivo per prevenire e proteggere questa meravigliosa terra.


“Incendi sull’Isola, quattro le emergenze”. È un titolo dell’Unione Sarda del 6 agosto di quest’anno, ma potrebbe trattarsi del 2023, 2021 o addirittura di dieci anni fa. Anche quest’estate infatti, come nelle precedenti, la Sardegna brucia. Letteralmente: migliaia di ettari vengono distrutti dalle fiamme, e con loro interi ecosistemi, fino a minacciare le cittadine circostanti e i loro abitanti. 


Vigili del Fuoco
Photo credit: Vigili del Fuoco

E se gli interventi aerei e le squadre di terra sono all’opera per arginare i danni, è importante capire la natura del fenomeno per provare a prevenirlo: nel 95% dei casi, infatti, la causa degli incendi è l’uomo. Facilitata dalle condizioni climatiche emergenziali e dalle forti siccità, la mano dell’uomo è quasi sempre l’innesco dei roghi, a volte accidentale, più spesso di proposito (il 57% delle volte), con l’intento di arrecare danni al territorio o di trarre profitto.  


L’impiego del fuoco per scopi personali è un utilizzo molto antico in Sardegna: in passato il fuoco veniva appiccato abitualmente dai pastori per ripulire i pascoli, per fertilizzare e migliorare il cotico erboso. Con il tempo le motivazioni sono cambiate, legandosi solitamente a una ricerca di profitto, per utilizzare l’area distrutta dal fuoco per interessi legati alle speculazione edilizia, al bracconaggio, o per ampliare le superfici coltivabili. In altri casi gli incendi sono legati a proteste o ricerca di vendette nei confronti dei privati, della Pubblica Amministrazione o dei provvedimenti adottati.

I moventi cambiano ma a pagarne è sempre l’ambiente, e ogni anno in misura maggiore. 


Vigili del Fuoco
Photo credit: Vigili del Fuoco

 “Sensazioni quali rabbia e sgomento, giorni dopo l’inizio degli incendi che hanno divorato boschi, sugherete, uliveti e campi coltivati, sterminato animali, travolto attività e abitazioni, lasciano oggi il posto all’amara constatazione che, ancora una volta, si sarebbe potuto fare di più e meglio per prevenire quanto accaduto - dichiarava nel 2021 Annalisa Columbo, Presidente di Legambiente Sardegna - nell’ennesima estate di fuoco che non risparmia alcuni dei luoghi simbolo della ricchezza paesaggistica e della biodiversità che caratterizzano la Sardegna e l’intera Penisola”.


Sì, perché il fenomeno non riguarda solo l’Isola, ma anche molte altre regioni italiane. Secondo i dati Effis (The European Forest Fire Information System), nei primi 7 mesi di quest’anno, ci sono già stati oltre 600 incendi boschivi in Italia, per un totale di circa 220 km2 andati in fumo, quanto tutta la provincia di Trieste. 

  

E come tale, sia dal punto di vista nazionale che nelle singole regioni, bisogna agire. Se infatti è spesso complesso risalire ai diretti responsabili degli incendi, è importante contemporaneamente lavorare il più possibile per la prevenzione del fenomeno e attivare una collaborazione nazionale tra i vari enti che si occupano di previsione, prevenzione, informazione, addestramento, lotta, indagine e ricostituzione post-incendio. Inoltre, di fondamentale importanza è mappare e prendersi cura delle aree rurali che sono state abbandonate, evitando la diffusione di boschi incolti, occupandosi della manutenzione delle strade e della vegetazione. 


Vigili del Fuoco
Photo credit: Vigili del Fuoco

Fare un lavoro, insomma, di coordinamento e prevenzione, non tralasciando nessun aspetto che possa salvare centinaia di ettari dal fumo. Lo dobbiamo a questa meravigliosa terra e a noi stessi: ogni volta che un incendio divampa, perdiamo un pezzo del nostro passato e del nostro futuro. È un impegno che dobbiamo assumerci con tutte le forze, per non vedere più la Sardegna bruciare, ma solo risplendere.

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