top of page

Chiusa la COP29, tra aspettative deluse e nuovi impegni climatici

Come si è conclusa la Conferenza Mondiale sul Clima: gli accordi raggiunti e le critiche avanzate. Uno sguardo ai risultati della COP29.


Si è da poco conclusa la COP29, la Conferenza delle parti della Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, quest’anno svoltasi nella capitale azera, Baku.  


Come suggerito dal nome, si tratta della 29ª conferenza dalla storica Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, approvata durante il vertice di Rio del 1992. 

Da allora, ogni anno, i 197 Paesi parte del trattato, insieme all'Unione europea, si riuniscono per impostare strategie comuni volte a contrastare l’accelerazione del riscaldamento globale attraverso negoziati finalizzati alla definizione di obiettivi condivisi.


Ma com’è andata quest’anno? E quali risultati sono stati ottenuti?


Innanzitutto, va detto che le due settimane di trattative sono state estremamente tese tanto che, a un certo punto, le delegazioni dei Paesi meno sviluppati (Least developed countries, Ldc) e delle piccole nazioni insulari (Alliance of small island states, Aosis) hanno persino abbandonato temporaneamente i negoziati. La loro richiesta di 500 miliardi di dollari per un sostegno decisivo alla mitigazione dei cambiamenti climatici è rimasta a lungo inascoltata. 


Nonostante le difficoltà, la Conferenza si è conclusa con un accordo, sebbene non abbia soddisfatto molte delegazioni. È stato deciso di destinare 300 miliardi di dollari a partire dal 2035, quasi la metà di quanto richiesto da LDC e AOSIS, e 90 miliardi in meno rispetto alla soglia minima indicata dagli esperti delle Nazioni Unite.


Avevamo più speranze che il processo avrebbe protetto gli interessi dei più vulnerabili e di coloro con meno capacità - ha dichiarato il rappresentante del Gruppo AOSIS, l’alleanza dei piccoli Stati insulari - Il livello di ambizione per intraprendere azioni contro il cambiamento climatico deve essere molto, molto più alto”.


Il risultato raggiunto, è evidente, non si può ritenere un completo successo - né per i Paesi meno sviluppati né in base alle richieste avanzate da scienziati ed esperti. 

Durante il vertice, però, è stata introdotta una novità interessante: un ulteriore obiettivo di 1.300 miliardi, a cui tutti i Paesi sono chiamati a contribuire. Questa aggiunta rappresenta un cambiamento nell’impostazione che i negoziati hanno avuto fin dal 1992: ora non saranno più solo i Paesi ricchi a dover finanziare le azioni contro il cambiamento climatico, ma anche le economie emergenti sono chiamate a fare la loro parte.


Guardando alle cifre, appare chiaro come il nuovo obiettivo abbia una portata limitata, ma il suo significato è importante per quanto riguarda l’approccio ai cambiamenti climatici. Per la prima volta nella storia delle COP, anche Paesi come l’Arabia Saudita, tra i maggiori produttori mondiali di petrolio e gas, e la Cina, la seconda economia globale con un livello di emissioni di gas serra superiore di tre volte rispetto a quello dell’Europa, sono invitati a contribuire.

Insomma, questi Paesi non possono più ignorare la chiamata alla responsabilità che il mondo pone con crescente urgenza: è richiesto un loro contributo, anche e soprattutto in virtù del loro ruolo nell’economia globale, che è profondamente cambiato nel tempo.


A deludere i più, però, non è solo l’impegno finanziario, ma anche la mancanza di altri obiettivi specifici.  Il testo finale redatto a Baku è vago e carente di misure concrete. Non vengono citati né gli obiettivi fissati nell’Accordo di Parigi, né l’impegno per le emissioni nette zero, né il taglio del 43% delle emissioni entro il 2030. Inoltre, mancano indicazioni chiare su azioni globali per ridurre le emissioni.

Insomma, quella appena conclusasi è una COP che lascia con l’amaro in bocca, soprattutto perché l’impatto del cambiamento climatico è sotto gli occhi di tutti e gli effetti si aggravano ogni anno.“Questo è l’unico spazio che abbiamo per negoziare e lavorare per i nostri obiettivi comuni” ha dichiarato il rappresentante di Panama, Juan Carlos Monterrey Gómez. “Abbiamo accettato il testo perché non potevamo lasciare Baku senza un documento, ma non siamo per niente soddisfatti”.

 

Credit Photos: Reuters 
Credit Photos: Reuters 

bottom of page