«La risposta siamo noi». Le popolazioni indigene al centro della COP30
- Acciaro e Parodi
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Si sta svolgendo in questi giorni, in Brasile, la COP30. Tra criticità e istanze risuona forte una nuova voce: quella delle popolazioni indigene

Ogni anno, la Conferenza delle Parti, meglio conosciuta come COP, riunisce quasi duecento Paesi per discutere strategie globali contro il cambiamento climatico. L’edizione di quest’anno, la COP30, si sta tenendo in questi giorni a Belém, in Brasile, nel cuore dell’Amazzonia: un luogo simbolico, dove le questioni ambientali si intrecciano con diritti umani, biodiversità e sviluppo sostenibile.
Tra i temi centrali emersi nei primi giorni figurano la protezione delle foreste tropicali, la finanza climatica e la creazione del Tropical Forest Forever Facility (TFFF), un fondo da miliardi di dollari destinato a sostenere i Paesi che tutelano gli ecosistemi naturali, con almeno il 20% delle risorse destinate direttamente a comunità indigene e locali.
Ma la vera novità di questa COP è un’altra: il grande spazio destinato alla società civile, con la più ampia partecipazione indigena mai vista nella storia delle conferenze sul clima. Il Brasile, Paese ospitante, ha favorito l’arrivo di circa 3.000 delegati indigeni, di cui un migliaio accreditati nella Blue Zone, l’area riservata ai negoziati ufficiali. Un numero record rispetto alle passate edizioni, in cui raramente si superavano poche centinaia di rappresentanti.
Tra le voci più ascoltate figura Fany Kuiru Castro, coordinatrice del COICA, l’Ente di coordinamento delle organizzazioni indigene del bacino amazzonico, che nel suo intervento di apertura ha ricordato l’importanza delle popolazioni autoctone quando si parla di Pianeta. «Senza le nostre conoscenze e senza il rispetto dei nostri diritti, non ci saranno soluzioni alla crisi climatica - ha detto a gran voce - La risposta siamo noi».
La COP30 sta dunque cercando di segnare una svolta inclusiva, con una maggiore attenzione verso le comunità che più subiscono gli effetti della crisi ambientale. Tuttavia, molte delegazioni indigene sottolineano che la presenza numerosa non basta: serve un ruolo decisionale effettivo e un peso concreto di quelle voci che troppo spesso hanno gridato a vuoto.


