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Fitodepurazione: la bonifica silenziosa delle piante

  • Acciaro e Parodi
  • 10 mag
  • Tempo di lettura: 2 min

Il lentisco e altri organismi sorprendenti depurano i nostri suoli e acque. La natura ha già le sue soluzioni. Serve solo ascoltarla.



Pianta

C’è qualcosa di straordinario nel modo in cui la natura riesce a curarsi e rigenerarsi. Senza laboratori né brevetti, le piante – alcune quasi invisibili ai nostri occhi – purificano suoli contaminati, disintossicano acque inquinate, e restituiscono equilibrio agli ecosistemi.

È un processo lento, silenzioso, ma potente, chiamato fitodepurazione. Un meccanismo con cui la vegetazione si trasforma in alleata invisibile contro l’inquinamento.


Tra le tante piante protagoniste di questo fenomeno c’è il Pistacia lentiscus, o lentisco. Non si tratta di una strana varietà esotica importata dall’altra parte del mondo, ma di un arbusto che da sempre cresce sulle nostre coste, nei nostri campi, e persino nei bordi delle strade sarde, come risposta silenziosa alla bonifica del suolo. Radicato nella cultura e nel paesaggio della Sardegna, il lentisco è stato per secoli utilizzato per il suo olio profumato, i suoi rami resistenti e le sue proprietà officinali. Ma questo arbusto contribuisce al territorio sardo anche attraverso le sue radici, che lavorano attivamente per ripulire la terra.

 

Foresta

Ma non è l’unico a occuparsi dell’ambiente in cui viviamo; anche la posidonia funge da “polmone” del nostro mare, mentre l’alga spirulina addirittura è capace di assorbire metalli pesanti dalle acque, tanto da essere studiata per il trattamento degli scarichi industriali.

Queste piante funzionano come un filtro vivente, assorbendo e trattenendo sostanze dannose, proteggendo falde, animali, e indirettamente anche noi. Ci insegnano che l’ambiente sa guarire, se gliene diamo il tempo e lo spazio.


In un mondo che cerca soluzioni hi-tech all’inquinamento, basterebbe fermarsi e osservare cosa accade sotto una zolla di terra, in uno stagno o in mezzo alla macchia mediterranea.


Forse il futuro più intelligente sarà quello che imita la natura, non quello che cerca di sostituirla.

 
 
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