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L'Italia che ricicla: tra successi e criticità

  • Acciaro e Parodi
  • 5 apr
  • Tempo di lettura: 2 min

Il nostro Paese è tra i leader europei dell’economia circolare, ma servono strategie ed investimenti mirati per non perdere la rotta


Per anni siamo stati tra i protagonisti europei nell’economia circolare, trasformando rifiuti in risorse e riducendo la nostra dipendenza dalle materie prime vergini. 


Riciclo

Il rapporto "L'Italia che Ricicla 2024", realizzato da Laboratorio REF Ricerche e Assoambiente, traccia però un quadro con luci e ombre: se da un lato vantiamo filiere del riciclo performanti, dall’altro emergono segnali di rallentamento nell’uso delle materie prime seconde e un calo negli investimenti. Guardando meglio ai dati, l'Italia si posiziona davanti a Germania e Spagna per tasso di circolarità, con un valore del 18,7% nel 2022, ma resta indietro rispetto alla Francia. E se da una parte il mercato delle materie prime seconde (tutti quei materiali che vengono riciclati, rigenerati o trasformati per essere riutilizzati in nuovi processi produttivi) continua a crescere, dall’altra si assiste a un calo nel consumo complessivo di materiali riciclati, mentre l’impronta di materia, la misura dei flussi totali di risorse minerali e fossili estratte per la produzione di un bene o servizio, è aumentata del 5,5% rispetto al 2019. 


Un altro segnale preoccupante arriva dagli investimenti nella transizione ecologica, che stanno subendo un rallentamento, frenando l’innovazione e riducendo la competitività del settore. Inoltre, la ripresa economica post-pandemia non ha seguito un percorso sostenibile, riportando il sistema produttivo a una maggiore dipendenza dalle materie prime vergini. 


L’analista ambientale Antonio Pergolizzi, tra i curatori del rapporto, evidenzia le difficoltà strutturali che ostacolano una piena transizione verso un'economia circolare. Da un lato manca una strategia industriale chiara e di lungo periodo che valorizzi il riciclo come asset competitivo, dall’altro le normative esistenti risultano complesse e frammentate, rendendo difficoltoso l’utilizzo delle materie prime seconde e favorendo, di fatto, l'importazione di materie prime vergini. A tutto questo si aggiungono squilibri di mercato che rendono le materie riciclate meno competitive rispetto alle alternative tradizionali, complice anche una domanda ancora troppo incostante. 


Per rafforzare l’economia circolare in Italia, è necessario adottare misure concrete che vadano a colmare queste lacune. Servono incentivi mirati per il riuso e il riciclo, agevolazioni fiscali per le aziende che impiegano materie prime seconde nei processi produttivi e un quadro normativo più chiaro e stabile che riduca la burocrazia e favorisca l'uso di materiali riciclati. Occorre inoltre investire in ricerca e sviluppo per rendere il riciclo più efficiente e competitivo e promuovere campagne di sensibilizzazione volte ad aumentare la consapevolezza dei consumatori, stimolando la domanda di prodotti circolari. 


Il nostro Paese ha tutte le carte in regola per consolidare la sua leadership nel riciclo, ma senza una spinta decisa il rischio è quello di perdere terreno, vanificando i progressi fatti negli ultimi anni. È il momento di agire con decisione per trasformare il riciclo in una leva strategica per il nostro futuro.


 
 
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