Porto Torres, subacquei in prima linea contro la plastica
- MAKE .IT
- 13 giu
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Dalle acque sarde ai fondali del Mediterraneo, tanti sono i volontari e le associazioni che lavorano a tutela del mare.

Un gruppo di subacquei volontari ha preso il largo da Porto Torres per ripulire i fondali dalla plastica. Il team, composto da studenti delle scuole superiori e sub esperti, si è cimentato nel recupero dei rifiuti sia lungo la costa che nei fondali.
Il gesto non è un caso isolato: l’estate vede decine di operazioni subacquee in tutto il Mediterraneo. Dall’isola di Alonissos, in Grecia, dove sono stati recuperati copertoni, cavi e ferraglie arrugginite, fino alle coste italiane dove, solo negli ultimi mesi, la Divisione Sub di Marevivo ha rimosso reti “fantasma” per centinaia di metri attorno a Ponza, Procida, Imperia, Civitavecchia, Palermo ed Elba.
A livello mediterraneo, stime allarmanti parlano di oltre un milione di tonnellate di plastica galleggiante e decine di milioni di microplastiche per km² d’acqua, responsabili di danni alla fauna marina e, potenzialmente, alla salute umana.
Ma il volontariato non si ferma qui: in Italia, fenomeni come la “Spazzapnea” richiamano oltre 1.500 apneisti a raccogliere rifiuti dalle acque balneabili, con gare basate sul peso e pericolosità della plastica rimossa. Fuori dai nostri mari, realtà come Healthy Seas e Clean Up the Med coinvolgono pescatori e subacquei di diversi Paesi, recuperando reti in tutta l’area mediterranea e trasformandole in materiali tessili.
A questa mobilitazione si affiancano soluzioni tecnologiche ed istituzionali: con Water Defenders Alliance, ad esempio, scienza, imprese e cittadini si sono uniti in un’alleanza comune per salvare il Mediterraneo da plastica, inquinamento e degrado.
L’esperienza di Porto Torres si inserisce in questo mosaico virtuoso: persone comuni e professionisti che, armati di sacchi, reti e passione, scelgono di custodire il mare anziché abbandonarlo alla plastica. E se da una parte vedere tante realtà impegnate su questo fronte è rincuorante, dall’altra testimonia una verità preoccupante: c’è ancora tanto lavoro da fare.