"Tutti lo conoscevano come Minestrone perché aveva un negozio di alimentari a Cagliari e vendeva le minestre alla gente di passaggio verso la città” racconta Massimo, l’attuale proprietario del celebre ristorante “Lo Zenit” di Cagliari. “Finché un giorno qualcuno gli disse: ‘Ma perché non resti a lavorare in questa zona? Ci sono tanti operai e molte persone di passaggio, potresti guadagnare bene’.”
Questa è la storia del bisnonno di Massimo, una storia come tante che sottolinea quanto la cucina sia al centro della vita della Sardegna da generazioni. Una stretta connessione, quella tra gastronomia e terra, che vive ancora oggi nella proposta culinaria dell’Isola con uno sguardo sempre al passato e alle tradizioni.
Oggi vedremo insieme alcuni dei piatti tipici che hanno resistito alla prova del tempo e che continuano a rappresentare l'anima culinaria dell'Isola.
Iniziamo con due primi piatti.
1. Culurgiones
Uno dei simboli della cucina sarda, i culurgiones sono una specialità tipica dell’Ogliastra che poi si è diffusa su tutta l’Isola con numerose varianti locali. Preparati con una pasta a base di semola, acqua e sale, i culurgiones sono riempiti con un delizioso mix di patate schiacciate, pecorino, grana, strutto, cipolle soffritte e menta. Per un'esperienza culinaria completa, si consiglia di abbinarli a un bicchiere di Vermentino di Gallura. Una curiosità: la loro caratteristica chiusura manuale a forma di spiga, diversa per ogni cuoco e occasione, simboleggia stima ed amicizia.
Photo credit: Sardegnalive
2. Su Succu
Su Succu è un piatto tradizionale sardo con profonde radici nella cultura pastorale delle aree nei pressi di Cagliari e Oristano. Sebbene la sua origine sia attribuita alla cittadina di Busachi anche altre varianti, come quella di Gergei, hanno guadagnato notorietà nel tempo.
La ricetta di Su Succu prevede tagliolini molto sottili, noti come “capelli d'angelo”, cotti in un brodo di carni miste arricchito con zafferano, e conditi con pecorino fresco. Questo piatto viene tipicamente preparato durante le festività e lasciato riposare finché la pasta non assorbe completamente il brodo, diventando pronto per essere servito.
Ancora oggi questo piatto viene preparato durante le sagre dei paesi Busachi e Gergei, usando antiche pentole di terracotta su fuoco vivo. Durante queste sagre, giovani donne in abiti tradizionali sfilano per le strade con cesti di ingredienti sulla testa.
Ora è tempo di scegliere tra i secondi piatti della cucina sarda.
Photo credit: domus81
3. Porceddu
La tradizione del porceddu da latte giunse, secondo alcune fonti, dagli antichi insediamenti spagnoli che dominarono il territorio per molti anni e veniva originariamente consumato dai pastori sardi nel periodo pasquale. Oggi è uno dei piatti più iconici dell’Isola.
Il maialino da latte è di per sé estremamente tenero, caratteristica che si accentua in Sardegna: l'ideale è che l'animale abbia tra i trenta e i quarantacinque giorni di vita, pesi circa sette chili e sia stato nutrito esclusivamente con latte.
La sua cottura allo spiedo richiede almeno cinque o sei ore: il risultato finale è una carne da consistenza e sapore unici.
Photo credit: Paradisola
4. Cordula con pisurci
Anche se la sua composizione può un po’ spaventare (si tratta infatti di un insieme di interiora di agnello), sa curdula, in italiano "la treccia”, è un piatto importantissimo della tradizione sarda. La sua preparazione è complessa e richiede grande abilità manuale; i macellai la preparano spesso su richiesta per i pasti festivi. Il nome deriva dalla somiglianza con una treccia o una corda intrecciata, da cui il termine sardo “cordula”. Può essere cucinata arrosto, allo spiedo o in padella, spesso accompagnata da piselli (“pisurci”). La cordula è riconosciuta in tutta la Sardegna e fa parte dei prodotti tradizionali elencati dal Ministeri delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali (MIPAAF).
Dopo un abbondante pasto di primi e secondi, vale la pena lasciare spazio per i dolci tipici. La tradizione sarda insiste sulla lavorazione manuale per preservare i sapori autentici; sebbene siano disponibili versioni industriali, i dolci fatti in casa regalano un sapore unico.
5. Seadas
Le seadas, note anche come sebadas, sono nate dalle donne della Barbagia che le preparavano per celebrare il ritorno dei mariti dalle transumanze. Si tratta di grandi ravioli di semola e strutto, ripieni di formaggio fresco, fritti e cosparsi di miele. Il contrasto tra la dolcezza del miele e il sapore salato del formaggio rende questo dolce unico. Assaggiatele calde, quando il miele fuso si mescola con il formaggio, per un'esperienza sublime!
Photo credit: La tua Italia
6. Sos Pinos
Regione che vai, tradizione che trovi. I sos pinos possono essere paragonati ai famosi "struffoli” napoletani perché piccoli dolcetti fritti da mangiare nelle festività, decorati con confettini argentati e zuccherini colorati.
I sos pinos prendono il nome dalle pigne per la loro forma composta da molte palline. Sono particolarmente consumati durante le feste di Natale e Pasqua, ma in Gallura sono anche il dolce tipico della domenica.
Come la storia del negozio di alimentari di "Minestrone" ci ha mostrato, la cucina è al centro della tradizione e cultura sarda. Questo legame con il passato si ritrova ancora oggi nei piatti tradizionali che abbiamo esplorato: dai culurgiones dell’Ogliastra, con la loro chiusura a spiga, al su succu del Campidano, preparato durante le sagre estive con antiche pentole di terracotta. Senza dimenticare il porceddu, simbolo della cucina sarda, e la complessa preparazione della cordula, apprezzata in tutta l'Isola. Anche i dolci, come i sos pinos e le seadas, mantengono vive le tradizioni culinarie, offrendo sapori autentici e storie di comunità. La cucina sarda non è solo cibo, ma un ponte tra passato e presente, che unisce generazioni attraverso sapori e odori e continui richiami a una tradizione unica.
Se vuoi leggere più notizie sulla Sardegna, puoi guardare il nostro articolo sulle meraviglie oltre il mare e le cinque spiagge che più amiamo dell’Isola.
Comments