La Sardegna è una terra meravigliosa, ma per scoprirne la vera essenza bisogna visitarla d'inverno, lontano dal turismo di massa, alla ricerca di autenticità e avventure.

Si dice che "la bellezza sia negli occhi di chi guarda", e per i sardi la loro Isola è molto più di un luogo affascinante: è casa. Tuttavia, a chi ci vive ogni giorno può capitare di dare per scontata la meraviglia che la circonda. Ed è proprio qui che lo sguardo esterno diventa prezioso, aiutandoci a riscoprire la bellezza della Sardegna. Recentemente, due grandi testate del Regno Unito, The Times e il Financial Times, hanno dedicato ampi reportage all'Isola.
La giornalista Monique Rivalland, infatti, ha raccontato sul Times il suo viaggio, da Cagliari a Olbia, svolto proprio di recente. L’obiettivo del suo reportage, spiega, è quello di “mostrare non solo i piaceri ben documentati della Sardegna - le sue spiagge e il suo cibo - ma anche di mostrare le sue risorse meno conosciute di storia preistorica e cultura folcloristica”.

Ne emerge un ritratto realistico e sincero, ma in cui non manca mai il tono meravigliato. La giornalista, ad esempio, racconta la difficoltà nel raggiungere il Poetto con i mezzi pubblici per poi ammettere divertita di essersi adeguata all’usanza locale, “parcheggiando in tripla fila come gli italiani”. Continua poi apprezzando la fregola sarda, i 21 gradi ad ottobre, le città tranquille e non affollate in periodo autunnale, i nuraghi ed infine il lungomare di Cagliari, paragonandolo addirittura a quello di Los Angeles.
Ma sono le esperienze più tradizionali a lasciarle il segno: “Si possono provare attività legate alla tradizione popolare, come dormire in una tipica casa usata dai pastori locali, i pinnettu, e unirsi a loro per una cena al fuoco sotto le stelle” racconta. “Oppure si può partecipare a un corso di cucina ed imparare a preparare vari tipi di pasta sarda, tra cui i bocciu, una sorta di mini gnocchi, e i culurgiones, gli immancabili ravioli ripieni locali. Senza dimenticare il ricamo tradizionale e la ceramica”. Con questo suo reportage, Monique Rivalland offre uno scorcio di una Sardegna autentica e senza tempo.
Le fa eco Roula Khalaf, che sul Financial Times esplora il lato naturale dell’isola, soprattutto in inverno.

“Forse dovrei tenerlo segreto - scrive - ma ci sono giorni di gennaio che superano di gran lunga quelli di luglio. Con temperature che sfiorano i 30 gradi anche in pieno inverno (in cui vi ritroverete a spogliarvi in maniche corte, a contemplare una nuotata nell'acqua azzurra e dolorosa, e persino a percepire il lieve fruscio di una zanzara lontana), è difficile equiparare questa stagione mite e soporifera con l'inverno gelido e desolato che conosciamo nel Regno Unito.”
Un racconto fatto di suoni e sensazioni, una lode all'inverno sardo, calmo ma accogliente.
“E poi c'è il cibo”, prosegue la giornalista. Il suo articolo ci regala un affresco quasi fiabesco della gastronomia isolana, esaltandone le mille sfumature. "Mentre d'estate i turisti cercano spaghetti alle vongole, calamari alla brace e gelato, il cibo dell'inverno sembra quasi più rappresentativo del carattere aspro e selvaggio della Sardegna. I famosi sapori forti hanno senso in questi mesi, come il ricco, scuro e vinoso stufato di cinghiale cotto a fuoco lento con le olive morbide e amare appena raccolte, che hanno un sapore e una consistenza diversi da quelli in barattolo o in scatola che conosciamo. [...] Ci sono anche i pecorini pungenti, nocciolati, sbriciolati o cremosi che precedono, concludono o addirittura compongono la maggior parte dei pasti, e ci sono le castagne arrostite in grandi calderoni per strada e spalmate in sacchettini di carta, da prendere con le dita sporche di cenere durante la passeggiata per le fredde strade acciottolate.”
Anche qui, la Sardegna appare sospesa nel tempo, incantata e fiabesca.
Ed è affascinante pensare che sia questa l'impressione di uno sguardo esterno: un'Isola magica, che d'inverno svela il suo lato più antico e autentico, pronta a farsi scoprire da chi sa amarla.